Gradi al Gran Sasso parte seconda

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Riporto un secondo post di Buzz. In questo caso lo trovo particolarmente adatto a descrivere i camini svasi di IV+/V- del Gran Sasso: in particolare mi ricorda molto il primo tiro della via dei Triestini al Campanile Livia.

Leggi IV+ sulla Guida-Bibbia del Grazzini, fai il 6a – 6a+ in falesia e lo paragoni a diversi 4 che hai incontrato nella tua vita di arrampicatore e lo affronti con una certa sicumera

Dopo i primi metri, inevitabilmente, se fossi un fumetto aleggerebbe sopra di te un grosso ?
Ti guardi attorno, pensando di aver sbagliato via: nel caso riscendi e controlli la relazione.
Capisci che purtroppo sei sulla via giusta, non c’è dubbio.

A quel punto metti a posto il materiale con più attenzione, friends, cordini, dadi…come un soldato che pulisce le armi prima dello scontro, perchè non ti tradiscano quando occorrono.

Riparti.
Arrivi con molta meno iattanza dove eri arrivato prima mettendo qualche altra cosa sotto: non si sa mai.
Non va.

Fai un bel respiro e riparti.
Ora i “mezzi leali” sono andati a farsi friggere, è lotta con l’alpe allo stato puro.
Sei pronto ad usare ganci, cliff, lazos di cordini, incastri di zaino.
Bestemmi con voce stentorea, (i secondi ti sentono da sotto e si fanno il segno della croce) sudi e il sacchetto della magnesite sparisce sotto lo zaino proprio quando ne avevi bisogno;
gli occhiali ti vanno di traverso, ti ferisci al ginocchio o alla testa o al gomito (varie possibilità) i cordini ti si intrecciano come serpenti impazziti.

Vedi un chiodo e ti ci attacchi come un naufrago.
Esci.
Dici la frase d’ordinanza: limortaccivostriquartopiùstocazzo!!!
Ti godi il secondo che bestemmia come un turco

(da un post di Buzz su Planet Mountain)

Gradi al Gran Sasso parte prima

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Riporto un divertentissimo brano di Buzz sui forum: lui si riferiva al Gran Sasso, ma in realtà penso che le stesse cose valgono in generale per le vie classiche di roccia in montagna.

In Gran Sasso vigono questi gradi.

III si fa senza mettere protezioni a meno che il secondo non ti cazzii

IV = 4a 4b 4c confusamente per chi da i gradi il IV è quando darebbe III ma è verticale per cui da IV e chi se ne frega.

IV+ = 5b-c con passi bastardi ma proteggibili (si lanciano alcune bestemmie sottovoce, alcune alzi il tono, i secondi si preoccupano)

V- = 5a, ma può essere improteggibile per 5-6 metri o più: il secondo guarda la sosta, se spittata assume un’aria fatalista, se su chiodi ti dice se sei sicuro che si passi di la, è visibilmente nervoso, tu sei troppo concentrato per bestemmiare.

V = 5b-c sostenuto: un incubo se proteggibile, altrimenti placca improteggibile, oppure tetto-strapiombo appigliato; nel primo caso bestemmi come un satanista, a voce forte e chiara, il secondo inizia a pensare che con te non ci viene più; nel secondo ti converti come san paolo sulla via di damasco e preghi, sottovoce ma preghi; se c’è il tetto, una volta capito come salire e dove proteggere lo sali e fai lo sborone: questo non è V!

V+ = 5c-6a secco: se proteggibile è qualcosa di veramente triste, esula dalle tue capacità di comprensione che una cosa del genere possa essere scalata by fair means, arrivi su sudando e bestemmiando come una truppa di diavoli anche da secondo, da primo pensi di smettere di scalare; se non proteggibile allora sono veramente cazzi… da primo non l’ho mai fatto sapendolo prima, ma mi ci sono andato a cacciare sbagliando!

VI- = 5b-c con passaggio di merda su roccia erbosa o pericolosa (sicuramente per alcuni metri non è proteggibile seriamente; su placca non viene dato, se lo vedo su una relazione non la faccio). Quando sei li diventi un convinto assertore della spittatura sistematica della roccia. Uno spit al metro quadro ovunque. E basta.

VI = 6a 6a+ improteggibile su placca, in fessura o camino è come affrontare 15 giapponesi incazzati che non sanno che la guerra è finita: da secondo arrivi su mandando affanculo l’universo intero, da primo rinunci.

VI+ = Una bomba. Ci trovi tutto, anche tiri che in falesia sarebbero dati 6b/c il VI+ è il IV+ ma moltiplicato a calci nelle palle. Ti viene insieme da piangere ma anche da inculare con un manicotto di carta vetrata chi ha dato il grado. Pensi che ora scendi e lo vai a cercare a casa (se riesci a scendere).

VII- = i “meno” sono sempre più abbordabili dei “più” anche se hanno un numero romano maggiore vicino. Infatti di solito c’è un passaggio secco. Chi da il grado infatti, sente che obiettivamente quel passo è duro, per dire… 6b, ma è solo un passo, quindi da il meno. Ora basta che tu trovi un chiodo o ti aiuti con qualche sotterfugio e passi e sei tutto allegro. Fai i complimenti al primo.

VII = un bel cazzo avariato! E’ in genere un 6b+ continuo per 10 metri almeno. Pure a tirare tutto quello che si può tirare bestemmi, ansimi, sudi e ti appendi come un sacco, inutile e gonfio, alla corda. Pensi: ma chi me lo ha fatto fare. Guardi con odio gli escursionisti che passano sotto sul sentiero chiacchierando allegramente. Ti viene da fargli cadere qualcosa in testa, così per mera malvagità, affinchè anche loro debbano soffrire come stai soffrendo tu. TUTTI DEVONO SOFFRIRE COME TE. MORTACCI LORO.

VII+ = ma che sei scemo? lo dici a chi te lo propone e non ci vai.

::: Come si può facilmente intuire, diffido fortemente dei + So per esperienza che un IV+ e un V+ sono degli scherzi di natura; una vendetta sadica di chi da i gradi, un punto interrogativo esistenziale… un IV+ continuo e sostenuto è peggio di una settimana di diarrea; un V+ continuo e sostenuto è roba che ti ci vuole un mese di ferie per riprenderti. E tutto ciò in barba alla conversione fra scala UIAA e Francese, che è una delle più grosse prese per il culo esistenti.

(Da alcuni post di Buzz su Planetmountain e Fuorivia)

Le spiagge di un altro mare

Traiano

Qualche mese fa mi è tornato in mano il famoso libro della Yourcenar le “Memorie di Adriano” e rileggendo i brani sottolineati ho trovato questo passaggio in cui viene descritto un episodio della campagna che l’Imperatore Traiano condusse contro i Parti per conquistare i territori dell’Asia minore.

“Non appena giunto a Caraci, l’imperatore stremato era andato a sedersi sulla ghiaia, a contemplare le torbide acque del Golfo Persico. Si era ancora all’epoca in cui non dubitava della vittoria; eppure, per la prima volta, fu sopraffatto dall’immensità del mondo, dal terrore della vecchiaia, dei limiti che ci rinserrano tutti. Grosse lacrime rigarono il volto di quell’uomo che si credeva incapace di piangere. L’Imperatore, che aveva portato le aquile romane su lidi inesplorati fino a quel giorno, comprese che non si sarebbe imbarcato mai su quel mare tanto vagheggiato: l’India, la Battriana, tutto l’Oriente oscuro di cui s’era inebriato a distanza, sarebbe rimasto per lui un nome, una visione. L’indomani notizie funeste lo costrinsero a ripartire.
Tutte le volte che il destino mi ha detto no, ho ricordato quelle lacrime versate una sera, su una sponda lontana, da un vecchio che forse per la prima volta guardava in faccia la sua vita.”

E’ un brano struggente, pieno di suggestione e commozione, in cui Adriano capisce che ci sono imprese che per quanto si è grandi risultano impossibili e la vera grandezza (che poi sarà la sua) è quella di saperle evitare o sapere quando ci si deve rinunciare.
Oltre a questo aspetto, mi ha colpito il senso di finitezza che si coglie perfino in un così grande imperatore e che si trasmette ad ogni uomo anche su altri traguardi: è anche quello che accade a ogni alpinista che per quanto appassionato, per quanto esperto, sa che ci saranno sempre vie che rimarranno solo sogni.