La tecnica di autoassicurazione in arrampicata è da sempre un argomento misterioso.
Non viene insegnato nei corsi e si tramanda praticamente oralmente fra scalatori. E’ uno degli argomenti che più hanno appassionato i lettori dei forum, insieme ad un altro “evergreen” come “spit si o no?”
Roberto Iannilli, semplicemente Roberto nei forum, era un grandissimo cultore dell’arrampicata in solitaria autoassicurato (da non confondere con le solitarie slegati, le cosiddette “free solo”): con questa tecnica ha fatto importanti prime ripetizioni e incredibili aperture di vie nuove. Quindi a ragione ha deciso a un certo punto di scrivere un piccolo manuale su questa tecnica che aveva poi pubblicato in riposta a un’ennesima domanda sul forum di Planet Mountain.
Mi sono imbattuto poco tempo fa in questo vecchio topic e ho deciso di pubblicare quì il suo piccolo manuale, sia per renderlo più visibile e citabile (con un link diretto), sia come omaggio a questo piccolo grande uomo che ci manca sempre di più.
Tecnica di autoassicurazione in arrampicata
di Roberto Iannilli
Tempo fa scrissi una specie di manuale sull’arrampicata in solitaria: è frutto della mia esperienza e i sistemi utilizzati sono del tutto soggettivi.
I sistemi per andare in solitaria sono vari ed ogni solitario è convinto che il suo sia quello migliore, quindi prendere le indicazioni che seguono come uno spunto, poi fate come vi pare. Solo una cosa, non dite che è colpa mia se poi vi fate male, andare in arrampicata solitaria è più pericoloso che andare in cordata.
E comunque, io non sono affatto convinto che il mio metodo (che poi non è il mio personale ma è usato da molti) sia il migliore, è soltanto il metodo che con gli anni, solitaria dopo solitaria, ho aggiornato e con il quale mi sono trovato bene.
Avvertenze iniziali
- Si raccomanda di non arrampicare da soli, la scalata in cordata resta la migliore soluzione.
- L’arrampicata è un’attività pericolosa per natura, voi siete responsabili delle vostre azioni e decisioni.
- La pratica dell’arrampicata in solitaria autoassicurata è riservata a utilizzatori esperti.
- In arrampicata solitaria, in caso d’incidente con conseguente perdita di coscienza, il soccorso sarà difficile.
- Indossare sempre il casco.
- Non arrampicare in solitaria senza aver avvertito qualcuno della vostra destinazione e del vostro probabile orario di ritorno.
- Nessuna soluzione è universale, dovrete essere in grado di adattare le nostre proposte tecniche alle difficoltà del terreno scelto.
- La corretta comprensione delle soluzioni proposte richiede di aver consultato, compreso e assimilato le note informative di tutti gli attrezzi consigliati.
- Gli attrezzi consigliati sono testati e omologati per un uso diverso da quello spiegato in questo manuale, le modifiche illustrate non sono ammesse e possono procurare inconvenienti anche gravi. Come le stesse case costruttrici, anche noi decliniamo ogni responsabilità per incidenti causati da un uso di questi attrezzi improprio.
La progressione in solitaria nell’ arrampicata artificiale
Chi ha esperimentato la scalata in solitaria conosce l’intensità delle emozioni che questo autarchico modo di arrampicare può trasmettere. Il tempo, la fatica, la concentrazione, tutto appare diverso e sembra davvero di entrare in un’altra dimensione. Se a queste impressioni ci uniamo la precarietà e la sensazione di aleatorio tipica dell’ artificiale moderno, il risultato sarà un ingaggio che vi farà sperimentare percezioni analoghe ad un viaggio psichedelico. Infatti non è rado incontrare alpinisti ormai perduti nel tunnel della dipendenza da tale sconveniente passione autolesionista.
Per salire una via di artificiale moderno in solitaria, occorrono consolidate capacità tecniche, una fortissima motivazione, un pizzico di follia e un notevole allenamento alla fatica (oltre al su detto autolesionismo). In generale possiamo dire che il connubio tra artificiale e solitaria è probabilmente il modo più faticoso e pericoloso di scalare una parete.
Rispetto alla solitaria assicurata su itinerari che si scalano in libera (o con tratti di artificiale classica), la solitaria in artificiale moderno praticamente mantiene gli stessi metodi di autoassicurazione.
I freni automatici autobloccanti.
Cominciamo con l’attrezzo fondamentale per la progressione in solitaria, il freno automatico autobloccante (o semplicemente freno autobloccante).
Anche se esistono attrezzi specifici come il SilentPartner o il Soloist, la quasi impossibilità di trovarli in commercio e l’ingombro, fanno si che oggi si preferisca l’utilizzo di freni autobloccanti derivati dall’ uso nel free-climbing, ovvero il GriGri modificato o il Cinch.
Nonostante questi ultimi siamo impiegati abbastanza comunemente nella solitaria assicurata, le case costruttrici considerano tale uso improprio e quindi declinano ogni responsabilità. Infatti, oltre a non essere omologati per la scalata solitaria, sia l’uno che l’altro hanno varie controindicazioni e, a dispetto di tutte le cautele possibili, resta un margine di rischio non calcolabile. Ma lo sappiamo tutti, l’alpinismo porta con se sempre un elemento di incognita, l’arrampicata artificiale ne aggiunge una quota e, infine, la solitaria completa l’avventura. Sta allo scalatore scegliere se rischiare o vivere sereno il proprio alpinismo ragionevole. Quindi cautela e pensateci cento volte prima di avventurarvi in scalate del genere, come scritto in precedenza, per l’arrampicata solitaria servono una fortissima motivazione e un pizzico di follia e non sta a noi incentivare la follia.
Ma torniamo a considerazioni puramente tecniche e meno filosofiche, e analizziamo i due attrezzi più utilizzati attualmente.
Il GriGri è il freno autobloccante più usato nell’ arrampicata solitaria dall’ inizio del nuovo millennio. La scoperta delle sue possibilità, alternative a quelle usuali, ha portato molti scalatori solitari ad alzare le pretese e osare di più. La differenza sostanziale tra il metodo tradizionale e l’utilizzo del GriGri (e in seguito del Cinch) è nello scorrimento della corda.
Con i vecchi sistemi, ovvero i nodi autobloccanti tipo prusik e marchand, c’era la complicazione di essere obbligati a darsi corda prima di affrontare un passaggio di arrampicata. Ciò comportava un lasco, vale a dire la corda lenta e abbondante: l’effetto più deterrente immaginabile per lo scalatore. Oltre a questo, il dover utilizzare ambedue le mani onde permettere al nodo autobloccante di scorrere lungo la corda, rendeva impossibile affrontare una serie di passaggi sostenuti senza trovare un ancoraggio a cui appendersi per effettuare la manovra. Sorreggersi ad un appiglio con una mano e tentare con l’altra di far scorrere il nodo lungo la corda è praticamente impossibile.
Purtroppo i progettisti della Petzl, casa costruttrice del GriGri, non potevano immaginare che la loro creazione avrebbe avuto un utilizzo così particolare e l’ attrezzo, per poter essere davvero funzionale, occorre di due sostanziali modifiche. Queste producono una manomissione che può, in casi eccezionali, diventare un pericolo serio.
La prima modifica è indispensabile per permettere alla corda di scorrere agevolmente. Consiste nella totale eliminazione dell’aletta triangolare che chiude il lato dove la corda entra, proprio a sinistra dell’ icona raffigurante l’ omino che scala. In caso di volo, tale aletta ha la funzione di impedire alla corda di finire sotto la leva nera, collegata alla camma di bloccaggio della corda da un supporto in acciaio di spessore relativamente sottile. La recondita conseguenza della modifica è quindi che, nella dinamica spesso convulsa di una caduta, il supporto possa ghigliottinare la corda malauguratamente finitaci sotto. Non siamo a conoscenza di incidenti dovuti a questo problema, ma la possibilità, se pur remota, c’ è.
Gli scalatori più prudenti hanno ovviato eliminando solo in parte questa aletta, ma lo scorrimento migliora solo parzialmente creando altri problemi, come il restare bloccati a metà di un passaggio difficile, magari con la protezione lontana.
La seconda modifica da effettuare, questa senza controindicazioni, è forare il risvolto che agevola il passaggio della corda in uscita, proprio sopra l’ icona della manina che tiene la corda. Il forellino occorre per far passare un cordino di pochi millimetri di spessore, da collegare ad un’imbragatura leggera alta, o pettorale. Questo accorgimento è indispensabile per tenere in posizione il GriGri, che altrimenti penzolerebbe inutile all’ imbrago.
Qualche scalatore preferisce non forare il risvolto ma il lato opposto, proprio sotto la punta della leva nera. La particolare posizione dell’intervento costringe però a limitare al massimo il diametro del foro, rendendolo appena sufficiente per introdurre un cordino sottile, meglio se metallico. Anche se in pratica non si intacca un punto strutturale del GriGri, occorre comunque bucare il metallo proprio accanto alla cerniera della camma. Se da un lato, questa variante alla seconda modifica agevola il posizionamento dell’attrezzo all’ imbrago, dall’ altro e sostanzialmente più invasiva.
Sia la modifica per far scorrere la corda che quella per tenere in posizione l’ attrezzo sono state superate con l’ utilizza del Cinch.
Rispetto al GriGri, questo freno bloccante automatico ha delle dimensioni più compatte, un peso ridotto, la cerniera della camma con un foro che sembra fatto apposta per mantenerlo nella posizione corretta e non esiste il rischio ghigliottina.
Anche il Cinch ha però le sue controindicazioni. La principale è la difficoltà nello sbloccaggio della camma che frena la corda dopo essere rimasti appesi.
Mentre con il GriGri, quando ci si ferma per un riposo (resting) e si riprende l’ arrampicata, generalmente l’ attrezzo scorre, con il Cinch capita spesso di non riuscire a ripartire se non dopo aver sbloccato la corda con la leva nera. Oltre a questo c’è il problema dell’ usura del piccolo cilindro di acciaio posizionato all’ uscita della corda, dove è l’ icona della manina che tiene la corda.
Questo piccolo cilindro è posizionato per migliorare la resistenza all’ usura da sfregamento della corda, è sufficiente però una corrosione appena percettibile e l’ efficienza del freno diminuisce. Nel free-climbing è un problema limitato ad un aumento di dinamicità, mentre nell’ arrampicata solitaria produce lo sgradevole effetto di non arrestare completamente lo scorrimento e dopo un volo o un resting, si continua inesorabilmente a scendere verso la fine della corda (a meno di non aggrapparsi a qualche ancoraggio o fare un prusik al volo.
Ci sono altre due controindicazioni, queste comuni ai due attrezzi.
La prima è che hanno bisogno di una strappo deciso per bloccare e quindi scivolare su una placca appoggiata potrebbe non essere sufficiente per fermare il volo. La seconda è l’eventualità, per fortuna inconsueta, che durante il volo la leva nera resti aperta a causa di urti involontari. E’ per ciò importantissimo controllare l’attrezzo per verificare che sia posizionato nel giusto verso, ovvero con la leva nera rivolta verso lo scalatore e senza fettucce o cordini che gli passino vicini abbastanza da rischiare di agganciarla.
Ambedue gli attrezzi vanno collegati all’ imbragatura con un moschettone a ghiera, meglio se simmetrico. Per far si che questi siano sistemati nel modo corretto, e relativamente al riparo da pericolosi agganci, il moschettone a ghiera non dovrà essere agganciato all’ anello di servizio ma direttamente nell’ alloggiamento dove ci si lega alla corda.
Gli attrezzi vanno tenuti in posizione collegandoli con una fettuccia regolabile ad un pettorale (va bene anche una fettuccia incrociata intorno alle spalle). Per Il GriGri tramite il cordino passato nel foro di una delle due modifiche, mentre per il Cinch direttamente nel foro centrale costituito dalla cerniera. La fettuccia deve essere regolabile per permettere di tirare il giusto gli attrezzi, in modo che non abbiano gioco e rimangano stabili durante l’uso.
Il t-block
Una difficoltà da superare per avere un freno autobloccante ben scorrevole, è il peso della corda in uscita dall’ attrezzo. A proposito di ciò, una scuola di pensiero consiglia di portare con se la corda sistemata in uno zaino, ma il peso aggiuntivo fa si che questo metodo sia utilizzabile soltanto per scalate facili, meglio se necessitano di poco materiale per proteggersi (vie attrezzate). Per le nostre esigenze è preferibile alleggerire il peso della corda in uscita dal GriGri/Cinch appendendone un anello di circa 15/20 metri all’ imbragatura. Per tenere in posizione questo anello, e per poter recuperare corda con una sola mano, è molto utile il t-block.
Il t-blok è una minuscola maniglia per la risalita di emergenza sulla corda, ha in vantaggio di non pesare quasi nulla e di permettere allo scalatore solitario di recuperare relativamente con facilità la corda.
Il t-block va agganciato ad un moschettone senza ghiera in uno dei portamateriale dell’ imbragatura. In genere su quello posteriore destro, in modo da recuperare corda con la mano destra (se non si è mancini, ovvio).
Questo sistema permette al freno autobloccante di scorrere senza intoppi ma bisogna fare attenzione a non restare con l’ anello di corda ormai strozzato nel bel mezzo di un passaggio, magari difficile.
Le fasi della progressione in solitaria assicurata